(ANSA) – ROMA, 17 GIU – “Primo suicidio assistito con costi a carico del paziente. È lo scandalo che campeggia oggi sulle prime pagine dei giornali. Non la morte di Mario, oggi sappiamo che in realtà si chiamava Federico, ma è il costo che ha dovuto affrontare perché manca la legge. il destino di Mario era segnato fin dall’inizio: doveva essere il primo testimonial di questa nuova tendenza italiana ad anticipare la legge, mettendola davanti al fatto compiuto. In questo modo diventava possibile sollevare subito dopo lo scandalo per le lentezze del parlamento e la sua sostanziale indifferenza davanti ai bisogni reali dei pazienti. E oggi lo scandalo è tutto nel costo di cui il Sistema sanitario nazionale non si è fatto carico perché manca la legge. Ma nessuno fa riferimento a quei costi che i pazienti debbono affrontare in mancanza di un aggiornamento dei LEA perché vogliono vivere e vogliono vivere nel miglior modo possibile; perché non vogliono soffrire e perché chiedono che la sanità risponda al mandato Costituzionale con cui si assicurano cure gratuite agli indigenti”. Lo afferma in una nota Paola Binetti, senatrice dell’Udc. “A Mario va tutta la comprensione che è umanamente possibile esprimere a chi soffre e sembra non trovare altra soluzione che la morte. Ma il Sistema sanitario nazionale ha l’obbligo di porre al centro della sua attenzione i diritti di chi, volendo vivere, chiede e pretende il diritto alle cure. Un diritto che dura tutta la vita e include le cure palliative fino all’ultimo respiro del paziente. Non accanimento terapeutico, ma una umana solidarietà che rispetta la vita senza sopprimerla”, conclude.
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