Governo: Binetti (Udc), la lezione di Giovanni Paolo I, fare sintesi, unire

Governo: Binetti (Udc), la lezione di Giovanni Paolo I, fare sintesi, unire

(DIRE) Roma, 17 ott. – “Sono tanti i motivi per cui la notizia della prossima beatificazione di Giovanni Paolo I abbia reso felici tutti, nessuno escluso. Attualmente è l’ultimo cardinale italiano divenuto papa, dopo un pontificato davvero molto breve, caratterizzato dal suo sorriso e dalla grande benevolenza verso tutti. La sua semplicità e l’umiltà che lo hanno caratterizzato fin dai tempi in cui era patriarca di Venezia, sono diventati immediatamente tangibili, già dalla scelta del nome: Giovanni Paolo, non solo in memoria di chi lo aveva preceduto ma nello sforzo, tutt’altro che facile o banale, di trovare una sintesi tra i due Papi del Concilio Vaticano II. Alla naturale bontà di Papa Giovanni XXIII, il Papa buono, come lui Patriarca di Venezia, voleva integrare la dimensione colta e raffinata di un Papa come Paolo VI, per offrire una alternativa alla dialettica che, in Vaticano, come in ogni altro Paese, contrappone tradizionalisti e progressisti; l’opzione per i più poveri e i più semplici, e quella per un dialogo costante con la cultura contemporanea, sempre tesa a capire come tenere insieme scienza e fede. Giovanni Paolo I, presto beato, ha tentato sintesi molto audaci e coraggiose, avendo dalla sua una straordinaria capacità di sorridere e di fare sentire tutti a casa, accolti tra le braccia di un Dio Padre che è anche Madre. Anche in questo Giovanni Paolo I tentò una sintesi coraggiosa, capace di spazzare via ogni possibile forma di gender gap. Un Papa che ancora oggi ha moltissime cose da insegnarci, davanti ad una dialettica sempre più sguaiata di contrapposizioni, di ipocrisie plateali e di false soluzioni, solo apparentemente buoniste e concilianti, mentre in realtà rivelano arroganza e prepotenza con un effettivo stravolgimento di norme e consuetudini. Giovanni Paolo I, cominciando con la scelta del nuovo nome, voleva mettere in evidenza l’esigenza assoluta di mantenere forte e viva l’unità tra i diversi approcci, che pur legittimi nelle scelte individuali, diventano insidiosi e spesso inefficaci quando si riflettono sul piano sociale della mancata condivisione.” Lo afferma la senatrice Paola BINETTI, UDC, che conclude: “Abbiamo bisogno della prospettiva del tempo per valutare i fatti accaduti a Roma nell’ultima settimana, ma la prossimità alla scadenza elettorale e l’evidente intento politico impedisce di ignorare la doppia provocazione e valutarla nel giusto modo. Ma qualcosa si è rotto proprio in quella unità della democrazia che vuole che le regole che presuppongono scelte strategiche dell’assetto politico-elettorale siano decise insieme. Questo non è accaduto; anzi si è capovolta la prassi ordinaria del silenzio pre-elettorale, che certamente va ridiscusso nei modi e nei tempi, dettando nuove regole ai social e alle infinite interconnessioni, che vedono tutti coinvolti. La piazza di ieri a Roma era tutta rossa; con lo sventolare delle tantissime bandiere, anch’esse tutte rosse; con i canti, l’antica canzone della resistenza, sempre identificata con una sola parte; sul palco soprattutto su quello mediatico delle telecamere i leader, tutti riecheggianti allo stesso soggetto politico, il Conte-Bis, rilanciato in salsa neo-ulivista; tutti con generiche affermazioni di pace, che non possono far dimenticare altre piazze, altri slogan, altri toni. Tutto condito dalla più pesante delle menzogne: non abbiamo colore politico! Tutto all’insegna di una contrapposizione politica sempre più profonda, radicale, volta contro l’avversario politico, schiacciato sulla più infamante delle accuse: fascista. Fascista, tutti fascisti, in un giorno in cui Roma ricordava i drammatici episodi del ghetto romano. Una sceneggiatura sapiente e drammatica, ben orchestrata, ma certamente priva di qualsiasi sapore di sintesi umanamente aperta alla collaborazione, alla misericordia, al perdono e alla verità!” (Com/Rai/ Dire) 12:21 17-10-21 NNNN

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