Eutanasia: Binetti (Udc), ambigua sottoscrizione, speranza a legge che non c’è

Eutanasia: Binetti (Udc), ambigua sottoscrizione, speranza a legge che non c’è

Falsa vittoria radicali per affermare diritto a morire quando e come si vuole

(DIRE) Roma, 16 ago. – “L’annuncio di aver raggiunto e superato il numero delle 500.000 firme per un referendum sull’eutanasia è diventato in queste ore il vessillo di una vittoria a tutto campo. Una vittoria sul Parlamento, accusato di inerzia e di incapacità di prendere decisioni e assumersene le relative responsabilità; una vittoria su di un SSN incapace di soddisfare quelle che vengono presentate come una delle modalità essenziali per gestire il proprio diritto alla salute, che evidentemente ha come invitabile rovescio il diritto alla morte; una vittoria su quel mondo di credenti che da anni si battono, anche in politica, per garantire ad ogni persona di poter vivere fino in fondo la propria esistenza, come un dono prezioso e non come un peso di cui sbarazzarsi quando diventa troppo faticoso farsene carico. Ma questa volta i radicali ostentano un motivo in più per cantare vittoria: sono riusciti a modificare le modalità della raccolta firme, consentendo ad ognuno di poter votare online, da casa propria. Più facile di così. Ostentano una vittoria su tutto e su tutti, per altro controfirmata dallo stesso ministro della Salute Speranza, che, sia pure in mancanza di una legge, davanti ad una condizione che la stessa Corte Costituzionale ha considerato ancora reato, si è schierato dalla parte della morte con il piccolo grande esercito dei raccoglitori di firme”. Lo afferma la senatrice Paola Binetti, UDC, che insiste: “Era l’eutanasia la vera battaglia combattuta in nome e sulla pelle di Eluana Englaro; era l’eutanasia la battaglia combattuta con la brutta legge 219/2017, quella legge sulle DAT approvata agli sgoccioli di una legislatura che già segnava un passaggio ad una transizione culturale in cui molti dei valori caratterizzanti di una tradizione, cattolica sì, ma non solo cattolica, si sarebbero stemperati in un anonimato valoriale pasticciato e confuso; era la ricerca e l’affermazione dell’eutanasia quella che Marco Cappato cercava accompagnando Dj Fabo in Svizzera e autodenunciandosi per sollecitare una sentenza pro-eutanasica. Questo è il Paese che molti vogliono edificare, sulla scia di quanto sta accadendo in Olanda in cui l’eutanasia è praticata alle persone con Alzheimer, ai pazienti depressi, ai minori, eccetera. Di vittoria non c’è proprio nulla, se non l’ennesima strumentalizzazione di chi sulla base della pietas suscitata da un caso singolo pretende di smontare secoli di cultura della cura, di prudenza nell’accompagnamento umano di chi soffre e si sente solo. Tutti soddisfatti per le firme raggiunte, ma questa vittoria è una altra sconfitta, su cui ognuno di noi dovrà interrogarsi per chiedersi che società vuole edificare per sé e per i propri figli e nipoti”.

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Source: News UDC Italia

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