Emergenza covid: dalla paura la speranza di Antonio Cisternino

Emergenza covid: dalla paura la speranza di Antonio Cisternino

Il Covid  sta  sdoganando in misura crescente le nostre paure. Il suo logorio quotidiano con contagi, malattie e limitazioni governative indotte, porta ansia, oppressione, fobie fino a rendere tutti un po’ più fragili. La nostra tenuta emozionale è a rischio. il nostro cervello -e l’amigdala in particolare, epicentro cerebrale delle nostre emozioni- è in grado di cortocircuitare linee di equilibrio che in alcune persone possono deragliare,  procurando loro un grave danno. Il primo segnale forte di fragilità, sempre più frequente, lo colgo in alcuni miei pazienti che pur affetti da gravi malattie e consci della necessità della tempestività di buone cure, non vogliono venire in Ospedale per il timore di infettarsi. 

La paura per il Covid prevale quindi su malattie non meno gravi.  Su essa si innestano altri umani timori: non poter avere libero accesso alle cure mediche, il dubbio sulla sostenibilità economica anche a breve  termine, l’impossibilità di programmare un futuro, la preoccupazione per dei figli  senza lavoro, la mancanza dei nostri incontri fra amici, familiari e persone in generale. Davvero l’umanità è oggi fortemente in crisi; e la cosa riguarda tutti Noi, nessuno escluso. 

Riflessione comune è che se sopraffatti dalla Paura diventiamo subito  fragili, perdiamo  qualsiasi sicurezza e ci  chiudiamo in noi stessi, facendo prevalere il nostro egoismo e la necessità aggrapparci a una qualche certezza. Ma di fronte alla durata ignota dell’epidemia, questo umano  declino deve trovare un freno. Per non soccombere dobbiamo reagire alle  nostre paure.  

La domanda che mi pongo è: e se proprio la paura da Covid fosse il seme  per una ripartenza interiore individuale e collettiva? Un domani, speriamo assai prossimo, a Covid archiviato, ci sarà una grande Festa per tutta la specie umana. Un trionfo  di gioia e di ripartenza della vita  forse come dopo il disastro biblico del diluvio universale. Nel frattempo dobbiamo riuscire ad essere noi la nostra stessa arca di Noè. Cominciamo ad attrezzarci ora per non soccombere. 

Primo punto, fondamentale, è reagire: pensare che comunque questo tempo dovrà finire. Certo è impossibile e sciocco non avere paura del Covid, ma prendiamone sempre più coscienza. E cominciamo a difenderci con atteggiamenti personali responsabili e protettivi. Questo passo sarà fondamentale per farci rendere conto della pericolosità del morbo, ma anche per  irrobustire la nostra consapevolezza di farcela. 

Se la nostra paura diventa analisi, pragmatismo e determinazione aumenteranno le nostre azioni positive e queste buone azioni saranno contagiose anche per gli Altri. Viviamo questo momento come un opportunità per fare analisi dentro di noi, sfidare noi stessi per un percorso di miglioramento  ed aumentare la nostra maturità umana. 

Penso a cosa si può provare  nel sapere all’improvviso che abbiamo una brutta malattia. I primi attimi sono davvero terribili. Da medico ho visto in tanti miei pazienti le reazioni umane più diverse. Ma la paura della morte fa risorgere l’uomo: non ho mai visto nessun paziente non reagire entro un certo tempo alla infausta notizia. 

Ecco perché penso che la certezza che prima o dopo il Covid sarà negli archivi della memoria umana, va affiancata una positiva compensazione creativa, e questa parte dobbiamo farla noi. 

La cosa bella da pensare è che perché questo percorso sia sano, robusto e durevole nel tempo dobbiamo costituire un alleanza sociale solidale  con i nostri simili, pensando che proprio il distanziamento Covid ci farà ritornare la voglia di una vita meno digitale e più interparentale ed amicale. Il desiderio di condividere parti di vita con i propri simili, cosi come una pianta, va innaffiato e curato, anche giorno per giorno perché possa dare un bel fiore. Al sabotaggio interiore del Covid opponiamo l’arma migliore: il risveglio delle nostre coscienze. 

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Source: News UDC Italia

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