Eutanasia: Binetti (Udc), trappola psicologica, etica e giuridica da proposta Cappato

Eutanasia: Binetti (Udc), trappola psicologica, etica e giuridica da proposta Cappato

(DIRE) Roma, 13 ott. – “Il caso di Mario, il nome e’ ovviamente di fantasia, merita tutta la nostra umana comprensione per il dolore che soffre e per quell’insopportabile sensazione che il rifiuto della vta ad un certo punto genera in ognuno di noi, quando si convince che l’orizzonte della speranza e’ chiuso e non ci sia altro da fare che ricorrere al suicidio assistito. Il fatto concreto e’ stato denunziato durante il congresso annuale della Associazione Luca Coscioni ed e’ subito rimbalzato sulla stampa nazionale come un caso di mancata applicazione della sentenza 24219 della Corte Costituzionale, che riconosce entro certi limiti la possibilita’ di accedere al suicidio assistito. I paletti posti dalla consulta per pazienti che si trovano in determinate condizioni sono 4: essere mantenuti in vita da trattamenti di sostegno vitale, essere affetti da una patologia irreversibile, che e’ fonte di sofferenze fisiche o psicologiche intollerabili, e cosa importantissima essere pienamente capaci di prendere decisioni libere e consapevoli. Ma la sentenza della Consulta prevede anche che il paziente sia stato avviato ad un trattamento di cure palliative e siano stati messi tutti i mezzi possibili per rimuovere dolore e sofferenza. E ricorda infine al Parlamento la necessita’ di emanare una nuova normativa per risolvere i nodi che la legge sulle DAT ha lasciato insoluti. Senza voler entrare nel caso di Mario, conosciuto solo attraverso le informazioni che la Associazione Coscioni ha voluti darne con l’evidente intento di ottenere quanto prima una legge esplicita sull’eutanasia, come di fatto persegue dai tempi del caso Englaro, questa drammatica vicenda esige qualche riflessione in piu’”. Lo afferma la senatrice Paola BINETTI, UDC, continua: “E’ ormai evidente a tutti la strategia di quanti intendono forzare la mano al Parlamento enfatizzando casi singolari, spesso solo episodi di cronaca, facendo leva sul comune senso della pietas o del diritto negato perche’ si legiferi in un determinato senso. Dal punto di vista giuridico questo e’ proprio dello stile anglo-sassone, della Common law, che parte dal caso singolare per asserire un principio generale”. “L’assetto giuridico italiano- prosegue BINETTI- ha altre radici, altro approccio e altre metodologie, per cui il suo incipit e’ pur sempre il principio generale da cui dedurre i casi singolari, senza scivolare in una casistica che non potrebbe esaurire la ricchezza della esperienza umana con tutte le sue varianti. Per questo, per secoli, certe decisioni sono state affidate alla relazione medico-paziente, al principio di beneficenza e di non maleficenza, che al di la’ di una sua potenziale deriva in senso paternalistico, hanno sempre posto il paziente in una posizione di massima dignita’ come interlocutore privilegiato di ogni ragionamento clinico e di ogni decisione terapeutica conseguente. E’ nel contesto di quella relazione che e’ possibile distinguere tra accanimento terapeutico e abbandono terapeutico, decidendo insieme in scienza e coscienza. Il parlamento ha potuto votare all0’unanimita’ la legge 38 sulle Cure palliative perche’ era una legge positiva in cui il paziente era al centro dell’attenzione con tutti suoi diritti. Ha votato a maggioranza la legge sulle DAT perche’ come ha riconosciuto la stessa Corte Costituzionale conteneva al suo interno una potenziale deriva eutanasica e non riesce a trovare la quadra neppure nella sola maggioranza per approvare una legge che esplicitamente ponga il ricorso all’eutanasia come orizzonte di senso della norma. Non e’ che il parlamento non voglia legiferare; ma e’ fin troppo evidente il pressing a legiferare in senso obbligato, sdoganando una volta per tutto il diritto al suicidio assistito, che neppure la Corte ha mai riconosciuto come tale. D’altra parte quello che sta accadendo in Olanda fa scuola: si propone il suicidio assistito a tutti coloro che a compimento dei 75 anni ritengano di aver avuto una vita compiuta… Dal caso singolo, pietoso, al principio generale di una eutanasia sociale, in offerta speciale per tutti”, conclude BINETTI. (Com/Tar/ Dire) 13:51 13-10-20 NNNN

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