“Mes: le molte ragioni del sì” di Antonio Cisternino

“Mes: le molte ragioni del sì” di Antonio Cisternino

Medico-Chirurgo Responsabile nazionale Sanità UDC

Per adeguarsi alla media europea in materia di spesa sanitaria pubblica, l’Italia dovrebbe spendere per il Servizio Sanitario Nazionale il 9,9% del suo Prodotto Interno Lordo, ossia circa 175 miliardi in base ai numeri del 2019. Il Fondo Sanitario Nazionale previsto nella Legge di Bilancio per quell’anno era di 114, ed è stato incrementato di soli due miliardi per il 2020. Essendo questo Fondo la principale fonte di finanziamento del Ssn, si può comprendere quale abisso ci separi dai nostri partner continentali, anche senza ambire all’11,5% della Francia o all’11,2% della Germania.

Queste mortificanti situazioni, già inaccettabili in tempi normali, diventano inconcepibili al tempo del Covid, quando cresce in modo esponenziale non solo la richiesta di una maggiore quantità, ma anche e soprattutto di una migliore qualità dell’assistenza. Questa migliore qualità va ricercata, per dirla con gli economisti, sia con una “innovazione di processo” che con una “innovazione di prodotto”. 

Detto in altre parole, abbiamo bisogno di fare in modo diverso (più celere, più ergonomico, più efficiente) le cose che facciamo adesso, ma anche di farne di nuove, per esempio affrontando la sfida epocale delle cronicità, dell’adeguamento tecnologico, delle biotecnologie e della robotica.

In questa colossale transizione, la ventilata rinuncia ai 37 miliardi di euro che arriverebbero ricorrendo al Meccanismo Europeo Salvastati (Mes) può essere definita solo come follia criminale. Perché si tratta di prestiti a tassi di interesse inferiori a un decimo di quelli correnti e perché sarebbero risorse dedicate e vincolate, che non potrebbero essere stornate in altre direzioni.

Risorse che – ed è “conditio sine qua non”- non dovranno essere abbandonate alla “fantasia creativa” delle Regioni: andranno allocate e destinate in modo sincrono e preciso attraverso un doveroso confronto fra Stato Centrale e autonomie territoriali. Non un generico riparto di fondi, ma un finanziamento mirato di progetti specifici, provvisti di valore e di senso, scientificamente motivati (e per questo sarà più che mai necessario il contributo dei competenti).

FONTE

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Source: News UDC Italia

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