Sanità: Binetti (Udc), verso un regionalismo differenziato ingiusto

Sanità: Binetti (Udc), verso un regionalismo differenziato ingiusto

(DIRE) Roma, 5 feb. – “In un Sistema sanitario come quello che prevede la nostra Costituzione: gratuito ed universalistico, e’ decisamente inquietante il rapporto tra spesa sanitaria a carico del SSN: 114, 1 mld e la spesa privata: 30.5 mld. Il che significa che quasi per il 40% i costi di servizi che dovrebbero essere a carico dello Stato sono in realta’ a carico dei cittadini. Altro che regionalismo differenziato! Ci troviamo davanti al paradosso che uno degli Stati in cui la pressione fiscale e’ tra le piu’ alte d’Europa, non riesce a garantire i servizi sanitari fondamentali. I dati provengono da una fonte sostanzialmente attendibile e sono contenuti nell’ultimo rapporto della Ragioneria dello Stato sul Monitoraggio della spesa sanitaria 2017. Evidentemente il nostro SSN non soddisfa piu’ le esigenze della popolazione e un cittadino su 2,5 e’ costretto a ricorrere a cure private, tradendo le aspettative dei Padri Costituenti, che avevano immaginato nella gratuita’ del servizio sanitario una delle forme piu’ alte di Welfare, non solo assistenziale, ma anche ricco di opportunita’ per tutti i cittadini senza discriminazioni di sorta. E’ evidente che una parte delle spese che i cittadini affrontano per tutelare la loro salute e’ legata a specifiche carenze di tipo organizzativo; a lunghe cose per poter accedere a visite specialistiche o ad approfondimenti diagnostici. Ed e’ altrettanto noto come questo dato cambi da regione a regione e dipenda strettamente dalla qualita’ organizzativa dei servizi. Si tratta di uno dei fattori che determina pesantemente una spaccatura nel nostro Paese, un’Italia a due velocita’, in cui il regionalismo differenziato e’ gia’ un fatto drammatico e insopportabile.” Lo afferma la senatrice Paola Binetti, UDC, da oltre 10 anni membro della Commissione Affari sociali di Camera e Senato. “Il Governo del cambiamento in questo campo non ha fatto nulla per cambiare le cose: non ci sono state le nuove assunzioni, pure promesse per snellire le lunghe file d’attesa; non c’e’ stata la revisione dei contratti di lavoro per i medici, obbligati a turni estenuanti, almeno in alcune regioni. C’e’ solo la sconsolante presa di coscienza di un paziente che davanti ai lunghi mesi di attesa, decide di fare un esborso di tasca propria per tutelare la sua salute, dando una spinta rilevante all’impoverimento personale e familiare. Questi dati, come tutti i dati, hanno una durezza inaccettabile, anche perche’ dietro di loro ci sono vite umane, persone che decidono di smettere di curarsi e, non dimentichiamolo, indicatori della lunghezza di vita che si accorciano. Compresi i dati inaccettabili relativi alla vita nascente e alle sue complicanze che sembrano decisamente in aumento. Ci aspettiamo un cambio di rotta, veloce ed efficace, proprio per andare nella linea della equita’ e della giustizia sociale, attualmente carenti!” (Com/Rai/ Dire)

Source: News UDC Italia

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