Eurispes: Binetti(Udc), conferma che l’Italia non è un Paese per giovani

Eurispes: Binetti(Udc), conferma che l’Italia non è un Paese per giovani

(DIRE) Roma, 31 gen. – “C’e’ un’Italia che fatica a riconoscersi nel falso ottimismo che caratterizza l’interpretazione dei dati del Rapporto Eurispes. Lo slogan, piu’ volte emerso durante la sua presentazione, afferma categoricamente che diminuisce il pessimismo e per questo utilizza tre indicatori: il 54% dichiara che la sua posizione lavorativa permette di fare progetti per il futuro. Il 53,2% puo’ sostenere con il proprio lavoro spese come l’acquisto di una casa, di un’automobile o l’accensione di un mutuo. Il 69,5% di chi lavora non ritiene di dover cercare una nuova occupazione”. Lo afferma la senatrice Paola Binetti, UDC, che continua: “Sono dati che, letti in controluce, dicono che solo la meta’ degli italiani che lavorano e’ sufficientemente soddisfatta del suo lavoro, anche perche’ in fase di recessione, sia pure di recessione tecnica, sarebbe assai difficile cercare un altro lavoro. Ma gli indicatori che suscitano la maggiore preoccupazione riguardano i giovani. Nonostante il famoso Decreto Dignita’, che avrebbe dovuto trasformare in contratti a tempo indeterminato i contratti a tempo, il 21% dei giovani afferma di lavorare senza contratto e il 24,2 di loro svolge un lavoro con qualifiche inferiori rispetto alle proprie competenze. I piu’ esposti sono i giovani tra 18 e 34 anni, che hanno lavorato senza contratto nel 58,6% dei casi. La conclusione amara che si puo’ trarre dal Rapporto Italia e’ che l’Italia non e’ un Paese per giovani!”. “E questa- aggiunge Binetti- e’ una delle considerazioni che meglio sintetizza lo stato attuale del nostro governo che, al di la’ delle reiterate promesse elettorali, non sta facendo nulla, ma proprio nulla per le nuove generazioni. La disoccupazione giovanile ci colloca ancora una volta all’ultimo posto in Europa, compromettendo seriamente ogni effettiva possibilita’ di sviluppo e di innovazione. I giovani con contratto di lavoro, i piu’ fortunati, denunciano la loro condizione di sotto-occupazione. Nonostante la laurea, master, dottorati di ricerca, che definiscono profili culturali di livello elevato, non riescono a contribuire in modo creativo e costruttivo alle istanze del mondo del lavoro. Si sentono ingabbiati in ruoli che sollecitano una vera e propria coazione a ripetere, con una strutturale resistenza al cambiamento in ambiti che tecnologicamente sono in costante evoluzione. Il ritardo tecnologico si traduce in una perdita continua di opportunita’ proprio li’ dove la concorrenza internazionale imporrebbe ben altri standard di rendimento”. (SEGUE) (Com/Pol/ Dire) 15:39 31-01-19 NNNN

Source: News UDC Italia

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