Covid. Binetti (Udc): Per medici morti non basta rimborso, sono vittime del lavoro

ROMA (ITALPRESS) – “Continua da parte del Governo il rincorrersi dei decreti che riguardano materie sostanzialmente affini come avviene per il Covid-19 e per la gestione della pandemia, con il rischio che si creino spesso dei cortocircuiti che non giovano né alla chiarezza dei procedimenti in esame, né tantomeno al rigore delle decisioni prese di volta in volta. Tra gli equivoci che possono crearsi alcuni sono decisamente più gravi. Come è accaduto l’ultima volta con il Decreto Ristori 2022, approvato il 27 gennaio, in cui è venuto meno il riconoscimento dovuto al personale sanitario, che ha pagato con la vita la propria dedizione al compito, in condizioni decisamente eroiche”. Lo afferma in una nota Paola BINETTI, senatrice dell’Udc e componente della Commissione Sanità di Palazzo Madama. “L’emendamento era stato presentato come forma di ‘Ristoro’, non solo per i medici deceduti durante la pandemia, ma anche per quanti, sempre a causa della pandemia, ne avevano subito gravi conseguenze. L’emendamento è stato poi bocciato perché ritenuto eccessivamente oneroso – prosegue -. In realtà il riconoscimento del valore che la classe medica merita per questa sua incondizionata dedizione al lavoro di cura avrebbe dovuto essere inserito nella norma non come un semplice ristoro ma come riconoscimento dello stato di vittima del lavoro. Per questo ho deciso di presentare nel prossimo decreto un emendamento che vada a modificare la legge sulle vittime del dovere. Nell’articolo 1 della legge n. 266 del 23 dicembre 2005 si definiscono come vittime del dovere tutte quelle persone che hanno subìto un’invalidità permanente in attività di servizio o nell’espletamento delle loro funzioni per effetto diretto di una serie di eventi che vanno: dal contrasto a ogni tipo di criminalità allo svolgimento di servizi di ordine pubblico; dalla vigilanza ad infrastrutture civili e militari alle operazioni di soccorso; dalle attività di tutela della pubblica incolumità alla collaborazione in contesti internazionali, non aventi, necessariamente, caratteristiche di ostilità. La mia proposta è quella di aggiungere: “nello svolgimento di pubblico servizio sanitario dovuto in circostanze straordinarie della pandemia Sars- CoV2″.

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