Fine vita. Binetti (Udc): Ddl è simbolo arroganza asse Pd-M5S

Roma, 12 dic. (LaPresse) – “C’è grande attesa nell’opinione pubblica per capire se lunedì prossimo il ddl sull’eutanasia, appena ultimato in Commissione, arriverà nell’Aula di Montecitorio. Il testo simboleggia l’arroganza dell’asse Pd-Movimento 5 Stelle su un tema che viene trattato con eccessiva superficialità. La politica, dunque, fatica a trovare un punto di sintesi condiviso sul suicidio assistito, e con tutta probabilità, l’eventuale approvazione slitterà e non potrà avvenire prima di febbraio, con evidente riferimento alla prossima elezione per il Quirinale. Dopo di che la partita passerà al Senato. E molti giochi si riapriranno”. Lo afferma Paola Binetti, senatrice dell’UDC.

“Il testo- aggiunge Binetti- dovrebbe essere fedelmente improntato alla sentenza n. 242 del 2019, quella del caso Cappato-Antoniani con cui la Corte costituzionale indicò le condizioni necessarie perché un malato grave potesse accedere al suicidio assistito. Ma non è affatto così. La legge proposta pone in alternativa la morte volontaria: un eufemismo per dire eutanasia. Secondo la proposta di Bazoli (Pd), perché una persona possa essere aiutata a morire è sufficiente che sia a conoscenza del fatto che esistono cure palliative e abbia rifiutato questo percorso assistenziale. Per il Centrodestra questa è condizione necessaria e insufficiente: il paziente va coinvolto in un percorso di terapia del dolore che tenga conto di tutte le risorse messe a sua disposizione dalla scienza e dalla tecnica. Una delle maggiori divergenze riguarda anche il tipo di malattia che permetterebbe di ottenere l’aiuto nel suicidio. Allo stato attuale, la bozza parla di condizione clinica irreversibile, ma sono molti i clinici che denunciano questa genericità. La legge infatti consentirebbe di iniettare il farmaco letale anche in persone che hanno una malattia rara o che sono affette da patologie come il diabete. Ma l’asse Pd-M5S rifiuta quanto il semplice buon senso suggerirebbe. Incombono su tutti questi dubbi ulteriori domande: si andrà in ospedale per morire? Il malato potrà farsi ricoverare solo per andare incontro alla morte? Ossia per essere ucciso da quello stesso team di medici che avrebbe dovuto, se non guarirlo almeno prenderlo in cura. E in questo caso ci saranno dei reparti appositi? E ci saranno degli psicologi esperti per prendersi cura dei familiari mentre elaborano il loro lutto e magari i loro sensi di colpa? È tutto da vedere, per ora l’unica scadenza certa è quella del Presidente della Repubblica. Chissà che anche una sua eventuale posizione in questo campo non pesi in modo significativo nel momento della scelta”.

 

 

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